I SEMINARI MULTIDISCIPLINARI
Il Seminario sul buon uso della PET rientra nell'attività di seminari multisciplinari, che la ASL di Teramo ha da poco avviato. Vengono individuate tematiche rilevanti nella pratica clinica, partendo da segnalazioni raccolte appositamente. Per ciascuna tematica scelta viene poi costituito un gruppo interdisciplinare, formato da specialisti diversi, esperti di aspetti del tema-problema in esame e/o interessati a questo nell'esperienza quotidiana. Il gruppo si avvale del supporto di un facilitatore esterno, messo a disposizione dallo Spin-Off Universitario Really New Minds. Questi a competenze mediche unisce competenze di metodologia della ricerca scientifica, formazione, conduzione di gruppi e comunicazione.
I partecipanti passano in rassegna la letteratura scientifica e analizzano le linee guida delle società scientifiche. Confrontano quanto emerso con le pratiche cliniche abituali e cercano di individuare problemi e trovare soluzioni e arrivare a indicazioni utili.
In incontri periodici i vari specialisti del gruppo pianificano il lavoro, si confrontano su quanto hanno trovato e maturato e redigono report. Nella redazione di report cercano di fare in modo che questi siano rigorosi e ben documentati e al tempo stesso strutturati in modo da essere facilmente comprensibili e fruibili nella pratica. L'intento non è infatti redigere testi scientifici o relazioni congressuali, ma diffondere in azienda conoscenze utili a migliorare l'attività clinica.
In incontri formativi i report redatti vengono presentati agli operatori delle aree interessate e se ne discute assieme. Di norma per ciascun report si tengono più incontri, a ciascuno dei quali partecipano mediamente cinquanta operatori circa.
I testi elaborati vengono anche pubblicati su siti dedicati, come questo sul buon uso della PET. I siti consento una diffusione più capillare e mirata, anche perché possono essere consultati all'occorrenza da operatori alle prese con un dato problema clinico.
Il passaggio successivo è redigere linee guida aziendali, che tengano conto di quanto emerso nei gruppi di lavoro e negli incontri formativi. Quando opportuno, vengono elaborati anche strumenti e procedure di SDM (Shared Decision Making), così da poter decidere assieme ai pazienti integrando conoscenze tecnico-scientifiche e loro preferenze di vita.
Il lavoro è continuo e il processo è circolare. Ad esempio problemi nati nell'elaborazione o nell'applicazione di linee guida, come nell'SDM, possono indurre a riprendere la letteratura scientifica o le linee di società scientifiche, per approfondire e fare ulteriori considerazioni e aggiustamenti.
SEMINARI MULTIDISCIPLINARI E KNOWLEDGE TRANSFER
I seminari multidisciplinari sono uno strumento di knowledge trasfer in azienda. Oggi il trasferimento di conoscenze continuo in una azienda sanitaria si direbbe davvero importante per stare al passo con i tempi. I seminari multidisciplinari consentono una modalità di trasferimento di conoscenze, con varie ricadute positive sul piano della formazione e della qualità.
Vari fattori, come la crescita esponenziale del sapere specialistico, lo sviluppo delle comunicazioni, il bisogno di dialogo interdisciplinare, l'esigenza di fare empowerment dei pazienti e decidere assieme tenendo conto delle loro preferenze, trascinano con sé un cambio di paradigma nel modo d’intendere le competenze professionali. Il clinico sempre meno può basarsi soltanto su quanto appreso nel curriculum formativo universitario e nella successiva esperienza e attività di aggiornamento, come tradizionalmente impostata.
L'aggiornamento tradizionale, basato sui congressi e le formazioni resta di indubbia utilità. Viste le esigenze della sanità di oggi, ha però il limite di essere in fin dei conti occasionale e non calato costantemente nel contesto operativo concreto. Al clinico oggi è richiesto di accedere continuamente alla letteratura scientifica e di approvvigionarsi di conoscenze ogni volta che servono e in ragione delle esigenze del momento. Le conoscenze ricavate dalla letteratura scientifica vanno poi trasferite nella pratica, condivise con i colleghi, anche di altre discipline, e diffuse nell’organizzazione sanitaria, in modo che risultino concretamente utili e migliorino la qualità dei servizi, specie sul piano del livello e dell’appropriatezza delle cure.
Questo lavoro di knowledge transfer può essere affidato all’iniziativa di ciascuno, come di solito si fa, ma può essere anche strutturato a livello organizzativo, con risorse che supportino i singoli. La strutturazione presenta notevoli vantaggi, a cominciare dal fatto che il supporto aiuta i clinici a superare le difficoltà legate alla scarsità di tempo ed energie.
In una azienda sanitaria il knowledge transfer può essere organizzato affidandolo a una apposita Unità di transfer. La via di creare una Unità di transfer però, oltre ad essere dispendiosa, non ha certe ricadute positive, che si ottengono affidando l'attività a gruppi di clinici che operano in azienda nei vari servizi. Il modello dell'IOM, Institute Of Medicine, è impostato così: i professionisti che operano in azienda si riuniscono in gruppi di lavoro e cercano di fondere studio della letteratura scientifica e pratica clinica, dando vita a un movimento circolare continuo.
Seguendo quest'altra via gli operatori coinvolti si formano, secondo modalità attive, non passive, che danno risultati difficilmente raggiungibili con le modalità tradizionali. Analizzano la letteratura scientifica, discutono tra loro, redigono report, diffondono conoscenze, mettono a punto linee guida aziendali, confrontano scienza, linee guida di società scientifiche, prassi operative e organizzative e preferenze dei pazienti. Lavorando così sviluppano abilità, come quella - tutt'altro che scontata- di consultare rapidamente, correttamente ed efficacemente la letteratura scientifica. Si abituano al dialogo e al confronto, anche critico, con i colleghi, abbandonando l'arroccamento nelle specialità. Migliorano anche comunicazione e relazioni con gli utenti. Cambiano mentalità, sviluppando in particolare quel senso di umiltà e quella tensione alla conoscenza e al continuo miglioramento che la medicina oggi richiede per attestarsi a livelli accettabili di qualità. Una attività di knowledge transfer condotta così si inquadra adeguatamente nell'ambito della formazione, più precisamente possiamo definirla formazione sul campo.
Altra ricaduta positiva è che il trasferimento di conoscenze non è calato dall'alto. Nasce dal basso, cosa che porta con sé più partecipazione, condivisione e impegno.
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PERCHE' IL BUON USO DELLA PET?
Tra le segnalazioni raccolte nel 2015 alcune mettevano in evidenza il problema del buon uso della PET. La ASL di Teramo per una serie di vicende si trova a non disporre di un centro PET, né di una PET mobile.
Questo fatto può indurre a pensare che prioritario sia dotarsi della PET, piuttosto che trasferire conoscenze sul suo buon uso. Le segnalazioni invece mostravano un quadro diverso. Sostenevano che proprio la mancanza di disponibilità in azienda di questa tecnica di imaging finiva per condizionarne l'impiego. A volte si preferiva ricorre a tecniche immediatamente disponibili, sottovalutando il problema di individuare il percorso diagnostico clinicamente migliore a prescindere dalla immediata disponibilità delle tecniche. Questo esponeva al rischio di underdiagnosis o di moltiplicare esami senza andare direttamente a quello dirimente.
D'altra parte c'era chi faceva notare che l'assenza di dialogo con i medici nucleari in tema di PET poteva essere causa di un più basso livello di competenza dei clinici circa il buon uso di questa tecnica.
Il tema-problema è apparso rilevante, specie in considerazione del fatto che il paziente ha diritto comunque a un percorso diagnostico adeguato a prescindere dalle dotazioni strumentali che l'azienda ha. Del resto impegnarsi in una attività di knowledge transfer sul buon uso nella PET nulla toglie al fatto che si auspichi di averla presto in azienda. Al contrario, aver lavorato su questa tematica può consentire di fornire all'utenza un servizio migliore quando la tecnica sarà disponibile.
COME E' STRUTTURATO IL SEMINARIO?
Il seminario si articola in una parte introduttiva, sulla PET in generale, analizzata come tecnica di imaging, e una parte sul suo uso clinico, divisa per patologie. Per ora sul sito figura soltanto la PET nel cancro mammario. Il gruppo ha già lavorato anche al cancro del polmone e al delicato problema del nodulo polmonare unico. Su questi temi è già stata avviata l'attività formativa in azienda e appena i contenuti saranno pronti il sito verrà aggiornato. Il gruppo lavorerà poi all'uso della PET in altre patologie e il sito verrà via via aggiornato.
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8 ottobre 2016/ ore 9-14
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5 dicembre 2016/ ore 15-19
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CALENDARIO
modello di knowledge transfer attraverso i seminari multidisciplinari
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Aiuta a capire i cambiamenti in atto e le nuove modalità di aggiornamento il concetto di cognizione distribuita, che si è affermato intorno agli anni Novanta. L'idea di cognizione distribuita spinge a superare il tradizionale paradigma del possesso per adottare un paradigma dinamico delle competenze professionali.