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Proprio la correlazione tra captazione del glucosio e caratteristiche biologiche del tumore che compromette l’utilità della PET nella diagnosi delle lesioni primarie  fa di questa una tecnica interessante per valutazioni prognostiche. Numerosi studi indicano che la captazione dipende da varie caratteristiche clinico-biologiche e in generale è legata al grado di aggressività: le dimensioni, l’istotipo, il grado istologico, il Ki-67, il triplo negativo (1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9).

Peraltro riguardo ad alcune caratteristiche biologiche i risultati degli studi non sempre concordano (10). La sovraespressione di HER2 e la mutazione p53 nella maggior parte degli studi, anche se non in tutti, risultano correlati all’alta captazione di FDG. Per quanto riguarda i recettori degli estrogeni vari studi hanno messo in evidenza che i tumori ER+ hanno più alto SUV, ma in altri è risultata assenza di correlazione.

In ogni caso, dal momento che la captazione di FDG è direttamente correlata al grado di aggresività, non meraviglia che risulti inversamente correlata con la prognosi (11, 12, 13, 14,15, 16).

Un esame PET whole-body o PEM può aiutare a pianificare il trattamento, in particolare fornendo informazioni utili a valutare il grado di aggressività. Nella pratica però sono disponibili altri indicatori prognostici e la PET non è un esame di uso corrente nello studio delle lesioni primarie.

L’uso della PET ha comunque potenzialità per affinare la valutazione prognostica e aiutare a evitare overtreatment e undertreatment, rischi opposti che rendono delicata questa valutazione.

Nei sottotipi luminali la PET sembra possa consentire di individuare sulla base del SUV (cutoff 6) quei tumori che, pur avendo i recettori ormonali, possono giovarsi di una chemioterapia adiuvante in aggiunta all’ormonoterapia, anche se c’è bisogno di ulteriori studi (17). Si tratta di una valutazione in grado di migliorare significativamente la pratica clinica, per la quale sono in studio anche protocolli di analisi genetica.

La PET nel cancro mammario - valutazione prognostica

Luminal-type breast cancer tends to have a better clinical outcome than those of HER2 or triple-negative type with respect to metastasis, progression, and survival. Furthermore, luminal-type breast cancer shows good response to hormonal therapy. However, luminal-type breast cancer occasionally has a poor prognosis [...] Early identification of luminal-type breast cancer patients who are likely to have a poor prognosis would enable a more intensive treatment from the beginning, improving their outcomes. The results of this study show that SUVmax on FDG-PET/CT could be useful for identifying patients who are likely to have a poor prognosis, especially those with luminal-type breast cancer. 

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L'articolo di Aogi et al. sulla valutazione prognostica dei tipi luminali

Aogi K. et al. Utility of 18F FDG-PET/CT for predicting prognosis of luminal-type breast cancer. Breast Cancer Research and Treatment. 150:209-217 (2015)

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